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  • Festival: dal 30/10 al 02/11 - Mostre: dal 18/10 al 02/11

Leuttra

Leuttra 371 a.C.

Contesto storico
Sparta, dopo aver vinto la prima guerra del Peloponneso su Atene e i suoi alleati grazie ai suoi imbattibili opliti, si afferma come città egemone di tutta l'Ellade. Segue un periodo in cui gli spartani impongono la loro supremazia alle altre città appoggiando regimi oligarchici a loro alleati anche tramite presidi militari. Tebe si trova così col proprio governo democratico usurpato da aristocratici filospartani appoggiati da Sparta. Le speranze dei democratici tebani in esilio vennero affidate al politico e condottiero Epaminonda. Uomo valente e di grande ingegno, riesce sia a restituire la libertà alla città che a riaffermarne la preminenza sulla regione.

Lo scontro con Sparta però fu così inevitabile. Il temibile esercito spartano guidato da re Cleombroto I marciò all’interno della Beozia fino a incontrare l’esercito di Epaminonda alle porte del piccolo villaggio di Leuttra. Nella battaglia che ne seguì si rivelò tutto l’ingegno tattico del generale tebano. E così, nonostante disponesse di un numero considerevolmente maggiore di uomini, il fino ad allora invincibile esercito spartano venne annientato, e lo stesso Cleombroto perse la vita nel combattimento. Questa imprevedibile sconfitta di quella che da secoli era la più potente forza militare ellenica segnò la fine di un'epoca e il sorgere di un’altra, quella di Tebe, che in pochi anni assurse ad una posizione di supremazia su tutta la Grecia. La gloria della città beota fu però breve, da nord il sovrano di un piccolo stato al confine con la Tracia stava progettando l'unificazione di tutte le genti greche sotto il suo comando, re Filippo II di Macedonia.

Lo scontro
Epaminonda decise di affidarsi ai soli soldati tebani, su cui era sicuro della volontà di combattere, congedando i timorosi alleati spaventati dall’aura leggendaria che circondava l'esercito spartano. rimase così con circa 7500 uomini e 1500 cavalieri contro 10000 fanti nemici (di cui 2000 spartani) e 1000 cavalieri. L'intuizione che portò alla vittoria Epaminonda nasceva dall'interpretazione geniale di un fatto ben noto riguardante le battaglie combattute da opliti: per effetto dell'armamento utilizzato (lancia nella mano destra e scudo sul braccio sinistro) le due file contrapposte degli eserciti tendevano a ruotare in senso antiorario durante il combattimento. Di solito, per sfruttare appieno le loro potenzialità, le truppe migliori venivano schierate sul fianco destro assecondando questa rotazione.

Epaminonda invece, puntando sul fatto che si sarebbe trovato gli opliti spartani (i più forti) sul proprio fianco sinistro, sperimentò un inedito schieramento obliquo tenendo il fianco destro arretrato, e quadruplicando la profondità delle falangi sulla sinistra. Oltre ciò affida alla cavalleria, che per la prima volta ebbe un’importanza fondamentale in una battaglia tra greci, il compito di aggirare il nemico sul lato sinistro.

Il risultato fu che gli spartani entrarono in combattimento con il “muro” di opliti tebani e furono sconfitti da essi, molto prima che il resto dell'esercito arrivasse a contatto col nemico. Visti battuti e in fuga gli spartani, i loro alleati vanno in rotta senza aver combattuto.

Il Peloponneso è un'estesa penisola che si trova nella Grecia del sud; fertile, per quanto possano essere fertili i sassosi terreni greci, e in una posizione centrale per il traffico marittimo, venne contesa per secoli dalle città greche più potenti perché a chi ne avesse il controllo assicurava una solida base economica. È Sparta che faceva del Peloponneso la sua “roccaforte”, ma Atene e Tebe a più riprese tentano di occuparla militarmente o d'imporre politicamente la loro influenza alleandosi con le città che vi si trovavano, scatenando sempre la violenta reazione dei Lacedemoni.

L'oplita reggeva la lancia con la mano destra e lo scudo con la sinistra. Così, quando attaccava l'avversario, portava il colpo protendendosi sul lato destro, e questo lo faceva ruotare leggermente in senso antiorario ad ogni affondo.

Oplita spartano
Porta il pesante scudo rotondo detto “hoplon”, da cui deriva il termine oplita. Il colore dominante delle vesti portate dagli spartani in battaglia era il rosso, anche per un fattore psicologico: il rosso nasconde il sangue versato dal combattente quando ferito, e in questo modo alla fama d'invincibilità si univa un'aura d'invulnerabilità dei combattenti spartani. La lancia era lunga dai due ai due metri e mezzo e veniva usata per sferrare colpi sia dall’alto verso il basso (sopra lo scudo) che dal basso verso l'alto (da sotto lo scudo).

Oplita tebano
Con la panoplia, ovvero l'armamento di cui facevano parte elmo, scudo, gambali, lancia, spada e corazza. L'elmo beotico indossato da questo oplita veniva considerato ottimo perché non ostruiva la vista.

Peltasta
Detto così perché portava lo scudo chiamato “pelta”. I greci capirono l'importanza dell'impiego di truppe armate meno pesantemente degli opliti e dotate di armi da lancio (giavellotti e archi) durante le guerre coi persiani che le impiegavano abbondantemente.  

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